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Da quando i nostri progenitori, giunti in Asia, abbatterono la città di Priamo non è cessata la contesa tra Oriente e Occidente. La peculiarità di questo breve saggio di antropologia e sociologia storica va oltre questa evidenza per azzardare un'ipotesi: da "quell'angusto lembo di terra specchiato su incanti marini" ci viene solo l'eredità della poesia e il primo culto dell'umanità come vita dello spirito e della ragione, o si configura, su scala minuscola, l'anticipazione, come in laboratorio, di tutte le dinamiche storiche dell'intero Occidente, con i processi di differenziazione e conflittualità che lo hanno caratterizzato, dopo il crollo dell'Impero romano? Il compendio delle opere omeriche e i frammenti filosofici scelti risultano strettamente complementari al saggio, poiché aiutano a definire con maggiore precisione la riflessione visionaria dell'autore: «l'essere eredi di un'umanità che entrando nel tempo storico, cerca di creare la Civiltà come limite all'affermarsi violento dell'uomo».